Come nascono, a cosa servono, chi li utilizza e perché
Le prospettive che dovrebbe offrire un social network
Il visitatore di passaggio, quando si accorge di ricevere in cambio qualcosa di prezioso, soddisfa un proprio bisogno. Dopodiché, se la sua user experience si rivela altrettanto piacevole e alla moda, diventa ufficialmente un utente membro. Da quel momento, si prodiga per acquisire dei followers.
- Aggiungere nuovi amici.
- Ampliare la propria rete di collegamenti.
- Postare e condividere contenuti.
- Giocare online oppure guardare in streaming.
Della serie: “fatto il bisogno, nasce il social business” – metaforicamente parlando.
In una scena della pellicola cinematografica The Social Network, Jesse Eisenberg (nel film Mark Zuckerberg, l’inventore di Facebook) pronunciò queste parole: “Non sappiamo ancora cosa sia, ne cosa può essere o diventerà. Sappiamo solo che è fico! E questo è un valore inestimabile a cui non rinuncio“.
Se stai pensando di creare qualcosa del genere, prova a partire da qui! Nei prossimi paragrafi, analizzeremo insieme i casi di successo che oggi sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana.
Il presidio dei social network nel quotidiano di chiunque
Esistono community per scambiare commenti, aggiungere amici, condividere e creare contenuti di ogni genere, sponsorizzare il proprio business. Altre piattaforme addirittura consentono la condivisione della user experience dell’utente, mentre cimenta se stesso in un videogame ed altri assistono in diretta. Altrettante danno la possibilità di entrare a far parte di reti di contatti prettamente professionali, allo scopo di farsi strada nel mondo del lavoro e farsi conoscere.
Altre ancora, di condividere esclusivamente immagini, video, di twittare o lanciare hashtag. E la mia lista potrebbe proseguire ad oltranza. Insomma, qualunque sia la necessità, esiste una community che la soddisfa. Ecco perché, attualmente, le ore delle nostre giornate pare vengano presidiate dai vari portali social. Ma basta davvero, mettere a disposizione degli utenti un set minimo di funzionalità ed il social è fatto?
Il bisogno dell’utente
In realtà, ognuna delle piattaforme esistenti nasce per ottemperare in qualche modo ad un bisogno dell’utente al quale si rivolge, proiettando l’interazione digitale ad un livello superiore. Mai sentito parlare del 4.0? Si tratta proprio di questo. Il brand viene associato ad un, bisogno, un sentimento, un’esigenza, una necessità. Coloro i quali accederanno a questo luogo digitale lo faranno di proposito, con un fine ben preciso.
Entreranno in collegamento con altrettanti individui, tutti accomunati dallo stesso obiettivo comune. Altrimenti, per quale motivo i potenziali utenti dovrebbero iscriversi, scegliendo le modalità uniche di comunicazione e intrattenimento ospitate da una community?
In effetti, le piattaforme costantemente presenti nella nostra vita rispondono in maniera esaustiva a tutto ciò, ragion per cui ci appaiono indispensabili (o quasi):
- Facebook, fonda le proprie basi sull’idea di mettere a disposizione dei propri utenti un luogo dove poter interagire fra loro conoscendone di nuovi, per un uso prettamente personale;
- Instagram, sviluppa la propria idea sul sentimento e l’emozione scaturita dalla condivisione veloce di foto, immagini e video di alta qualità;
- Twitter, parte dall’interazione con i propri followers attraverso brevi messaggi, allo scopo di generare velocemente discussione e confronto su temi d’attualità;
- Linkedin, nasce dalla razionalizzazione, valorizzazione ed estensione della propria rete professionale di contatti;
- Youtube, è un portale social (nonché motore di ricerca video) le cui fondamenta sono i video resi disponibili gratuitamente. Possono essere visti e caricati online. A regolare tale meccanismo ci pensano le raccolte, le playlist, i canali (ai quali è possibile iscriversi);
- Twitch, fa dello streaming e della gamification una piattaforma a scopo di lucro. Spinge sul bisogno degli utenti di seguire determinati campioni di videogames, i quali a loro volta rendono disponibili le dirette delle proprie partite a questi ultimi (in cambio di un corrispettivo corrisposto dalla piattaforma).
Pianeti di idee al servizio dell’utente
Insomma, ognuno di questi social network rappresenta un pianeta digitale con idee diverse, i quali software a supporto vengono significativamente condizionati dall’idea di partenza, perfino nell’ambito della funzione più comune.
In Facebook gli amici sono gli utenti, i quali possono anche aprire pagine e gruppi. Per Instagram, invece gli amici sono i cosiddetti followers da seguire. Allo stesso modo anche gli amici di Twitter sono followers, che possono solo leggere e scrivere brevissimi post (i famosi tweet).
Linkedin unisce in connessioni i propri utenti, i quali possono chiedere di essere presentati ad altrettante connessioni di amici, aggiungere direttamente nuovi collegamenti (suggeriti o affini), ricevere recensioni, recensire a loro volta e scrivere articoli sulla propria pagina.
Per Youtube a farla da padrone sono i canali, gli iscritti, le visualizzazioni. Infine, Twitch fonda il proprio business su affiliati, partner, followers, utenti, tornei, streaming, interazioni, bit, gettoni e abbonamenti.
Per cui, trasmettere un valore che sia unico, indispensabile, figo e ricercato, potrebbe essere la giusta strada verso il successo. Ma, attenzione a non adagiarsi sugli allori del web. Per evitare di fallire, bisognerà rinnovarsi, rincorrendo i continui mutamenti digitali.
Concludo questa carrellata, con una sottospecie di massima: “qualunque sia la natura indispensabile del social network di turno, a renderlo tale resta sempre l’utente, finché ne abbisogna“.
Come rinnovarsi al passo con i trends? Academy digitali e community learning.