Sito multilingua e posizionamento seo internazionale: le traduzioni
Sito web multilingua: la dubbia qualità delle traduzioni dei contenuti può incidere negativamente anche sull’altra lingua del sito e compromettere anche il suo posizionamento su Google?
Assolutamente, si. Ma vediamo perché, come e chi si esprime su questo argomento tanto delicato ed a volte sottovalutato per questioni di budget.
Siti web multilingua e posizionamento su Google: chi si esprime sulle conseguenze della dubbia qualità delle traduzioni
John Mueller risponde di sì, senza batter ciglio nel video Google Search Central qui sotto.
Glenn Gabe in un tweet dice che non bisogna lasciare nulla al caso…
Google on the importance of overall site quality -> Via @johnmu: For some things, we look at site quality *overall*. So, if you have significant portions that are low quality, then that can drag down your original, higher quality content too: https://t.co/MHrZN1P56Q pic.twitter.com/BrkGTMdCIX
— Glenn Gabe (@glenngabe) January 2, 2022
Alessio Pomaro in un suo post scrive che, a prescindere dal posizionamento, bisogna usare il buon senso.
Io concordo con tutti e tre ma aggiungo che, trascurare le altre lingue di un sito web, può abbassare notevolmente l’opinione degli utenti i quali potrebbero decidere di andare altrove…
Sito web multilingua e posizionamento su Google: come e perché la dubbia qualità delle traduzioni può provocare un calo
Inoltre, l’intento di ricerca ed il modo di intendere quella determinata entità in Google Italia sarà diverso da quello dell’utente inglese che naviga Google Uk.
Perciò, la traduzione letterale molto spesso non funziona perché i modi di dire ed intendere le cose cambiano di paese in paese (es. “tricopigmentazione” si usa in Italia mentre in Uk e Us viene cercata come “smp” o “scalp micropigmentation” – che letteralmente si traduce in “micropigmentazione dello scalpo” – e non tricopigmentation).
E, se i clic diminuiscono, la discesa è molto probabile – senza contare che le pagine peggiori, se inutili e dalla pessima esperienza utente, potrebbero in alcuni casi anche rischiare l’esclusione dalla serp. Una traduzione fatta male incide prima di tutto sull’esperienza dell’utente, sulla qualità percepita e sulla fiducia. Quindi potrebbe far calare anche il tempo di permanenza sul sito, il CTR nelle SERP e far aumentare il bounce rate. Una traduzione letterale inoltre potrebbe escludere delle keyword (come nell’esempio di “smp”) e quindi non fare comparire il sito per quelle ricerche.
Quindi come sempre le cose fatte bene sono meglio e il risparmio sui costi di traduzione potrebbe essere decisamente poco conveniente.
Poi, una considerazione sui tool di scrittura basati sull’intelligenza artificiale: hanno sempre e comunque bisogno di un copy che conosca bene la lingua ed i modi dire e revisioni il testo confezionato dal tool (che va comunque impostato e configurato, non fa tutto da solo) per renderlo fruibile. Google, davanti ad una pagina del genere, potrebbe anche fare finta di nulla all’inizio (c’è ancora tanta robaccia spam in diverse serp) ma l’utente che avrà la sfortuna di capitarci la lascerà molto probabilmente in men che non si dica…
Insomma, come confermato anche da Mauro Sanna nei commenti del mio post su Linkedin, i problemi sono 2 e sono correlati:
- Google non ti indicizza (quindi meno visite, ecc…);
- Se Google ti ha indicizzato è l’utente che se ne va.
E il comportamento dell’utente incide anche sull’indicizzazione, quindi entriamo in un ciclo negativo.
Viceversa, se riusciamo a essere indicizzati e a fornire un’esperienza utente ottimale, invertiamo il trend e i risultati arrivano.
Voi che ne dite?
Fonti:
– https://youtu.be/MrgtKt4u8nk
– https://www.seroundtable.com/google-language-version-site-quality-impact-32686.html
– https://twitter.com/glenngabe/status/1477649225605435393?t=JRGlKTrZg-QudQavcnFsQQ&s=19
– https://www.linkedin.com/posts/alessiopomaro_google-quality-of-your-languages-on-your-activity-6884121287141150720-fVzL